Incontro con Giovanni Anceschi
13/03/2012
Lunedì 5 marzo si è tenuta la lezione-workshop con il professore Giovanni Anceschi. Un pomeriggio all’insegna dell’apprendimento e della messa in pratica delle conoscenze che in poche, ma dense ore Anceschi ci ha trasmesso. I temi trattati sono stati diversi e il tempo è volato grazie alla sua capacità di rendere la profondità di contenuti di una lezione accademica con la leggerezza e la spontaneità di una chiacchierata. Si è parlato di “Gestaltung”, parola tedesca che racchiude in sé l’essenza del ruolo di designer, ovvero “configurare”, “mettere in forma”. Si è discusso dei fondamenti di questa disciplina che trovano corpo nel Basic Design, tema particolarmente caro ad Anceschi in quanto punto cardine prima dei suoi studi alla Scuola di Ulm e successivamente dei suoi insegnamenti come professore (HfG di Ulm, ISIA di Roma, IUAV di Venezia, DAMS di Bologna, Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano). “Basic” inteso come base, principio fondativo e formale del design. Nella sua figura di insegnante c’è l’instancabile volontà di approfondire, spiegare e trasmettere questa disciplina, con l’obiettivo di garantire agli studenti gli elementi fondamentali necessari per avere delle basi solide su cui costruire un progetto. Da questo tema, che era il corpus principale del discorso, le possibili diramazioni si sono rivelate innumerevoli e, con lo stesso entusiasmo di un bambino che racconta una meravigliosa gita, Anceschi ci ha raccontato della sua vita di studente, designer, insegnate, amico (e nonno). Passando da un punto all’altro con destrezza (dagli inizi del disegno nelle caverne del paleolitico, all’importanza dell’interaction design), inserendo aneddoti e intrecciando discorsi con la passione di chi vorrebbe regalare tutto il suo sapere, ma si trova a dover sottostare alle inesorabili lancette dell’orologio. Verso metà pomeriggio infatti, l’importanza del legame corpo e mente e l’imprescindibilità della parte sperimentale nella disciplina del Basic Design ha dettato la fine dei suoi racconti e l’inizio della parte pratica. Per imparare il Basic insomma, l’unico vero modo è mettere le mani in pasta. Abbiamo avuto quindi la possibilità di sperimentare quanto detto fin a quel momento, in un (apparentemente) semplice esercizio chiamato “Antiprimadonna” (tratto dall’esercitazione che Tomás Maldonado proponeva ai suoi studenti di Ulm). Esso consisteva nel ritagliare una banda lunga 6X36 cm di un foglio A3 e al suo interno disporre 7 fasce verticali (di misure a piacere) 5 delle quali dovevano essere colorate e 2 a trama bianca e nera. L’obiettivo consisteva nel far sì che nessuna di queste 7 parti emergesse come “primadonna” a discapito delle altre. Ecco un esempio di “mettere in forma un concetto” ed ecco come ci siamo subito resi conto della complessità dell’impresa. L’opportunità però, di poter subito sperimentare, e soprattutto sotto l’occhio attento e critico di Giovanni Anceschi, si è rivelata preziosissima. Un pomeriggio denso di concetti, impressioni, riflessioni e 5 ore che ci hanno messo decisamente alla prova. Verso sera abbiamo quindi salutato Giovanni Anceschi, il quale ci ha fatto visita anche martedì mattina, ancora fresco e pronto per un nuovo giorno di dibattiti e lezioni (questa volta assieme a Pietro Corraini e Ilaria Rodella). |